lunedì 22 settembre 2008

I 7 PILASTRI DELLA SCUOLA GELMINI

Commenti e perplessità sull'impostazione dell'ennesima riforma scolastica proposta dal ministro Gelmini sintetizzata in sette punti fondamentali. Fonte, Magazine n.36, 4 settembre 2008

1-TORNA IL VOTO IN CONDOTTA: idea non troppo originale, ma comunque non contestabile. Non tanto perché la scuola deve insegnare rispetto e buone maniere, ma perché è fondamentale imparare a rispettare codici e comportamenti appropriati per la situazione in cui ci si trova (salvo rare eccezioni, ma bisogna sapere che anche in questi casi se ne pagheranno le conseguenze).

2-ED. CIVICA E STOP RIEDIZIONI DEI LIBRI DI TESTO: molto bene.

3-ELEMENTARI: MAESTRO UNICO E GRAMBIULE: il maestro unico mi lascia parecchie perplessità, riassumibili in tre punti:
a) è rischioso, il maestro potrebbe non essere all'altezza (ovviamente può succedere anche con i tre maestri, ma la probabilità che questo comprometta l'intera formazione è molto più bassa). Inoltre non bisogna dimenticare che i bambini hanno esigenze diverse e una maggiore diversificazione permette di rispondere in modo adeguato a un numero maggiore di alunni;
b) le diverse materie si insegnano con metodi differenti, un maestro che insegna solo matematica tendenzialmente la insegnerà meglio di uno che insegna tutto. La tuttologia è incompatibile con l'approfondimento;
c) l'idea di avere davanti un corpo docente e non una maestra-chioccia è fondamentale come fattore che sottolinea la differenza tra i rapporti privati (famiglia e amici) e quelli pubblici (scuola e lavoro).
Sul grambiule (per altro non obbligatorio) non credo ci si nulla da discutere, mi sembra abbastanza inutile, ma sicuramente non è dannoso.

4-VOTI NUMERICI E REVISIONE VOTAZIONE ESAMI DI MATURITA': non vedo una differenza tra il voto numerico e il giudizio che viene espresso alle elementari e alle medie (cambia qualcosa se invece di ottimo ci sarà scritto 10 sulla pagella di un bimbo di 6 anni?).
Sull'esame di maturità invece non sono d'accordo. La revisione, secondo il ministro è necessaria affinchè il voto rispetti l'effettiva preparazione dello studente. L'obiettivo è nobilissimo. Purtroppo negli ultimi anni le modalità di valutazione sono cambiate frequentemente, ogni anno cambia qualcosa e i voti hanno pesi diversi. Inoltre è una mancanza di rispetto e verso gli insegnanti e verso gli studenti che ogni anno devono cambiare la preparazione per l'esame di stato (detto in modo molto volgare, ma efficace: ci siamo rotti i coglioni!).

5- VALUTAZIONE DI DOCENTI E ISTITUTI: è sicuramente necessaria, le modalità sono difficili e non ancora chiarite. Le ipotesi sentite in questi anni sono in gran parte poco soddisfacenti. I test di soddisfazione dell'utenza, oltre al problema della definizione di quest'ultima (studenti o genitori) sono falsati dal bias della votazione degli insegnanti sugli alunni. La valutazione sulla base dei risultati ottenuti dagli studenti può avvenire in due modi: i giudizzi ottenuti o certificazioni esterne. Il primo modo non offre garanzie contro la contraffazione (ho avuto professori che davano l'8 o il 9 politico!). Il secondo non tiene conto che il livello culturale cui arriva lo studente al termine della scuola è determinato non solo dall'insegnante, ma anche dalle capacità/motivazione dello studente stesso. Insegnanti di scuole considerate più difficili, a cui si iscrivono studenti in media più motivati, saranno più favoriti. Il rischio è che se questa valutazione si tradurrà poi in aumenti di stipendio, i bravi insegnanti andranno a insegnare ai bravi alievi e non a coloro che forse ne avrebbero più bisogno (a insegnare a uno intelligente e che studia sono capaci tutti).

6- BLOCCO ALLE ISCRIZIONI SCOLASTICHE PER I FIGLI DEI CLANDESTINI: è contro la dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, che sancisce il diritto all'istruzione come inalienabile. L'Italia l'ha liberamente sottoscritta e rettificata nel

7- RINNOVARE IL PARCO INSEGNANTE CON FIGURE POLIGLOTTE E APPASSINATE: e chi non vorrebbe insegnanti appassionati? Il ministro ha intenzione di individuarli attraverso un test psicoattitudinale, chiedendo loro quanto sei appassionato o cos'è per te l'insegnamento? Sicuramente l'idea di aumentare lo stipendio è buona, ma non farà lavorare di più chi già insegna. Contibuirà invece alla rivalutazione del mestiere di insegnante, cosicché vi aspireranno anche persone competenti e preparate, ma ambiziose, o che semplicemente vogliono che la loro fatica sia adeguatamente ricompensata sai sul piano economco sia su quello del riconoscimento sociale. Perché questo si verifichi sono necessarie due cose:
a) l'aumento deve essere sostenziale, (non di 50€, che potrebbero sembrare una presa per il culo);
b) tempo, almeno una generazione, perché è vero che molti insegnanti andranno in pensione, ma attualmente la professione di insegnante è tra le più mal viste, per cui difficilmente ci sarà abbondanza di giovani molto preparati, poliglotti e appassionati. Ci sono e andranno a fare qualcos'altro.

Giudizio complessivo: a parte alcuni punti ampiamente condivisibili, ma molto marginali (1 e 2), il grosso dell'intervento lascia perplessi. Sia nei contenuti (3 e 6) sia nelle modalità proposte per il raggiungimento degli obiettivi (5 e 7). Discorso a parte merita poi il punto 4, la maturità, o più correttamente, l'Esame di stato non è un'entità sacra e immutabile, soprattutto è migliorabile. Ma l'idea di un ulteriore cambiamento a un esame che negli ultimi -- anni (da quando sono stati introdotti i centesimi) è stato modificato - volte, genera un'irritazione profonda e generalizzata.

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