venerdì 1 maggio 2009

MAD MEN - paragone Don-Peggy

Nelle ultime 2 puntate della seconda stagione il parallelismo Don-Peggy si è manifestato in modo profondo.
I due personaggi hanno storie e background totalmente diversi: lui è un bastardo, in senso tecnico, che fugge da un ambiente familiare che l’ha accolto di mala voglia e con scarso affetto, lei viene da una famiglia unita, che le è stata accanto nonostante lei avesse tradito i valori di questa famiglia (ha avuto un figlio senza essere sposata e la madre e la sorella appaiono molto cattoliche). Entrambi sono però outsider, persone che per vivere la vita a cui aspirano si sono volontariamente poste al di fuori delle collocazioni prestabilite dalla società. E il prezzo da pagare è alto. E’ la solitudine, che si esprime in modi diversi.

Don ha il suo “terribile” segreto, il furto di identità che ha permasso a dick Whitman di diventare Donald Draper, che lo costringe a mentire con tutti e a lungo andare gli impedisce di stabilire legami che siano veramente profondi. E’ evidente nella puntata 12, l’unica persona con cui è sereno è Mrs Draper, l’unica che lo conosce profondamente e in modo completo, l’unica che conosce e ama sia Dick sia Don. Appare anche chiaro che il senso di estraneità che prova in famiglia non sia dovuto al non amare Betty, perché la ama o comunque l’ha amata moltissimo (la scena in cui dice a Anna che si vuole sposare è tenerissima), apparentemente più di quanto abbia amato Rachel Menken, ma al fatto che per la sua famiglia, soprattutto per la moglie, lui sia effettivamente un estraneo.

Per Peggy il discorso è diverso, ma analogo. Lei alla famiglia rinuncia direttamente e attivamente. Tra la promozione e il figlio (scelta che le si pone nel finale della prima stagione) sceglie consapevolmente la prima e da via, in senso letterale, il secondo. Vuole essere una copywriter non Mrs Campell e nell’ultima puntata lo dice molto chiaramente. Anche lei in virtù di questa scelta vive un isolamento coatto, un senso di estraneità, sia nell’ambinte privato (da sua madre, in chiesa), ma anche in ufficio (vittima di una sorta di mobbing ante-litteram, più da parte dei colleghi, che dei capi, davanti al quale non si arrende, ma tira fuori i cosiddetti e alla fine ha la meglio).

In sintesi entrambi sono personaggi vincenti sul piano professionale e soli su quello privato. Si notava la “sfiga” di Peggy con gli uomini, prima un mini-uomo, poi n prete stronzo, poi l’omosessuale (dichiarato) dell’uffico. Ma quale degi uomini nelle serie veramente desidererebbe stare accanto a una così. Una ragazza in gamba, probabilmente più di lui, che non mollerebbe sicuramente il lavoro per fargli da serva e sfornar pargoli. Tutti gli uomini della serie vogliono l’angelo del focolare e lei non lo sarà mai (pur essendo dolce e sufficientemente carina).

MAD MEN

E' da tantissimo che non scrivo, pensavo di mollare, poi ho visto qlc che mi è venuta voglia di commentare e quindi eccomi qua di nuovo! Purtroppo il tempo è quello che è e io son prolissa...

Ho appena finito di vedere le due stagioni di Mad Men e sono innamorata. La serie è ambientata negli anni '60, per la precisione la 1a stagione nel1960, la 2a nel 1962 (il progetto è di fare 5 stagioni che coprano tutto il decennio). Il protgonista è tale Don Draper, il capo dei creativi di un'agenzia pubblicitaria di New York. Ma la serie non si limita a raccontarci la sua storia, lentamente e quasi con discrezione ci presenta tutti i personaggi con cui Don ha a che fare (dalla moglie ai colleghi alle amanti) e così facendo ci dipinge un epoca.
A mio giudizio si tratta di una serie fantastica, con personaggi ben strutturati e svelati man mano senza la minima fretta, come se fossero i tuoi colleghi di lavoro, che conosci col tempo, in genere apprendendo di tanto in tanto qualche dettagio, finché non succede qualcosa di illuminante.
Le cose che ho veramente apprezzato della serie sono:
  • L'ambientazione - il modo in cui capisci che non siamo ai giorni nostri. E non mi riferisco a vestiti e arredamento (ricostruiti con grande cura), ma agli atteggiamenti, ai modi di fare, molti dei quali trovo francamenti disturbanti. Tutti bevono e fumano come dei matti, comprese le donne incinta (l'unico che non lo fa è uno dei due soci anziani ed è considerato uno un po' matto), i rifiuti sono abbandonati dove capita, l'amante è d'obbligo, le figure femminili forti sono guardate come delle poco di buono (o delle frigie in alternativa). OK, certe cose non sono cambiate più di tanto, però se non altro ora sono almeno percepite come scorrette.
  • I personaggi femminili - ci sono qui tre archetipi.
  1. La moglie di Don, Betty, bionda e bellissima. Una vera casalinga disperata. Una donna che ha sposato l'uomo dei suoi sogni e che si accorge che la sua vita non è poco più che star seduta a fumare. E' un personaggio intensamente frustrato e frustrante. Acquista consapevolezza della propria condizione, percepisce e identifica il proprio disagio, ma alla fine lo accetta, si rassegna. Non vuole o non può prendere in mano la situazione, decidere che quello che ha non è quello che aveva sempre sognato, mollare tutto e ricominciare da capo.
  2. Joan, la capa delle seretarie in ufficio, bella, formosa, sensuale. Incarna un ideale di bellezza lontano anni luce da quello modella-anoressica che spopola ai giorni nostri. Lavora ed è brava, ma la sua massima aspirazione è quella di divntar mogli. Nella seconda serie pare riuscirci, fidanzata con un bel dottore, eppure si le ombra di questo rapporto affiorano velocemente. Da un lato Joan comincia ad accorgersi che lavorare le piace, in ufficio è una "regina", e forse gradirebbe far qualcosa di più impegnativo. Dall'altro lui, che si dimostra violento e prevarictore. Joan è un personaggio molto contraddittori, uniforma le sue aspettative a quelle proposte dalla società degli anni '60, ma coi fatti dimostra di essere una donna indipendente, accetta un ruolo che le sta stretto. anche se in molti vedono in lei segni dell'emancipazione femminile in realtà non è poi così diversa da Betty, è semplicemente stata meno veloce nel cercar marito.
  3. E infine Peggy, il simbolo dell'emancipazione femminle. Entra come segretaria, ma non aspira a trovare un buon partito, aspira a un buon posto di lavoro ed essendo capace, lo ottiene. E' un personaggio complesso, sceglie la realizzazione professionale e sacrifica la famiglia e un potenziale matrimonio. Mi piace perché fa le sue scelte, non le subisce e pur percependone la difficoltà e il peso, non fa mai la vittima.
  • Il protagonista, Don Draper, un personaggio che all'inizio sembra essere il meno peggio di quel che la sociotà di quegli anni poteva offrire, poi sembra decisamente peggio degli altri. Comunque non puoi non amarlo. A volte geniale, a volte sfacciato, a volte codardo, altre incredibilmente coraggioso, sfuggente, distratto e superiore in molte occasioni, in altre attento in modo inaspettato, padre amorevole, traditore incallito, ama la moglie ed è oppresso dalla famiglia. E' tutto e il contrario di tutto.

venerdì 30 gennaio 2009

Corrado Guzzanti: fascisti su Marte

... sfumacchia, per conformare il colore dei suoi polmoni a quello della camicia!

giovedì 29 gennaio 2009

Citazioni varie....

Daniel Pennac - Diario di scuola


I. LA DISCARICA DI GIBUTI
Statisticamente tutto si spiega,
personalmente tutto si complica.


Il fatto è che io andavo male a scuola e da questo lei [la madre] non si è mai ripresa. [...] Il mio avvenire le parve da subito talmente compromesso che non è mai stata davvero sicura del mio presente. [...] nei decenni che seguirono (cioè per tutta la durata della mia vita adulta), la sua ansia resistette segretamente a tutte le "dimostrazioni di successo" che le portavano le mie telefonate, le mie lettere. le mie visite, le pubblicazioni dei miei libri,gli articoli di giornale o le mie apparizioni nei programmi culturali della tivù.

Personalmente ne trassi l'insegnamento che anche il cane di casa afferrava più in fretta di me. Credo di avergli bisbigliato all'orecchio: "Domani ci vai tu a scuola, leccaculo!".


II. DIVENTARE
Ho dodici anni e mezzo
e non ho concluso niente.


[...] non c'è nulla che vada come previsto è l'unica cosa che ci insegna il futuro quando diventa passato.

[...] io avrei attraversato l'esistenza senza giungere ad alcun risultato. [...] Di ciò, alcuni bambini si convincono molto presto e se non trovano nessuno che li faccia ricredere, siccome non si può vivere senza passione, in mancanza di megli sviluppano la passione per il fallimento.

Disoccupazione e Aids per tutti, ecco cosa vi aspetta.

lunedì 19 gennaio 2009

GOMORRA



Il film Gomorra di Garrone è un'opera straordinaria, di una potenza e di una desolazione notevoli, uno di quei film che ti entrano dentro come un pugno, che mentri li guardi ti fanno male.
In molti l'hanno salutato come segno (assieme al Divo uscito nello stesso periodo), come un segno della rinascita del cinema italiano.
Apprezzato da pubblico e critica, ha ricevuto numerosi e importanti riconscimenti in vari festival, su tutti il gran premio della giuria a Canne.

Eppure oltreoceano i riconoscimenti ufficiali non ci sono stati, prima è sfuggito il premio come miglior film straniero ai Golden Globe, poi è stato escluso dalla rosa di film candidabili all'Oscar cone miglior film straniero.
E qua a casa nostra comincia il solito carosello, tra chi si scandalizza e chi si dichiara contento, perché film e libro non davano una buona immagine dell'Italia e degli Italiani (al grido di "Basta con questi film che dicon Italia=Mafia" e a cui verrebbe voglia di rispondere: 1- il film parla della Camorra, che è molto più frammentata e violenta della Mafia siciliana; 2- basta con il motto "la "mafia" non esiste").

Ma ci sarà un motivo per cui questo film negli States non è piaciuto così tanto?
Forse la risposta è banale. E' lo stesso motivo per cui un film sulle favelas brasiliane o sui ghetti neri americani suscita un'interesse scarsino qua da noi. Magari è anche ben fatto, magari è magistrale), ma se focalizza l'attenzione sull'analisi politico-sociale e tralascia le cosiddette tematiche universali, quell'analisi dei moti umani trasversale alle diverse culture, potrà essere apprezzato e compreso solo da coloro che per un motivo o per l'altro conoscono il problema.
Non credo che all'estero si percepisca esattamente cosa sia la criminalità organizzata nel Sud Italia (mafia, camorra, ...), il modo in cui infiltra il tessuto sociale e politico.
In parole povere, uno spettatore americano davanti al film di Garrone probabilmente pensa, bello, ma tutto sommato chi se ne frega...