domenica 28 settembre 2008

LA CACCIA - Duds Hunt

La Caccia è il primo manga pubblicato da Tetsuya Tsutsui. Narra una storia violenta, i disegni sono molto belli, le tavole espressive, il plot puntuale come un orlogio. Non sono un'esperta di fumetti e tanto meno di manga, sopratutto di questo genere, per cui non mi dilungherò in una recensione dettagliata e analitica, che del resto potete trovare qui.

Semplicemente volevo condividere la sorpresa per questo piccolo gioiello, e consigliarlo a tutti coloro che amano il genere, che apprezzano veder rappresentato in modo crudo e viscerale le ansie di una generazione che non riesce ad esprimersi se non con la violenza. Si ha l'impressione che la violenza copri un grande vuoto e che sia essa stessa la creatrice di questo vuoto.

THE NANNY DIARIES

Diario di una tata, Nanny diaries in inglese, è un film di formazione condotto con i toni della commedia raffinta, che vuole anche essere una satira dell'alta società newyorkese. Il tutto addolcito dalla classica storia d'amore che ricopere un ruolo minore nello svolgimento del film (almeno in termini di tempo), ma ci regala l'inevitabile happyend.

E' la storia di Annie (Scarlett Johansson), brillante ragazza appena uscita dal college, la cui madre, infermiera single, la vorrebbe veder laurearsi in economia. Lei invece è confusa: l'ambiente la indispone e la sua passione è l'antropologia. Quasi per caso finisce a fare la tata per la ricca famiglia X e da qui partono le sue (dis)avventure.

E' un film piacevole, con dei momenti divertenti. Se non sapete che fare un pomeriggio o una sera e avete voglia di una commedia questa potrebbe essere una buona scelta. Soprattutto se volte qualcosa un po' diverso, un film in cui la storia tra una ragazza e il bel ragazzo della porta accanto (o come lo chiama lei del figaccione di Harvard) è solo il corollario della parabola della protagonista, che parte alla ricerca di sé stessa, ma si ferma quasi subito, sommersa dal lavoro di allevatrie surrogata.
Sullo sfondo una famiglia dell Upper East Side di Manhattan, che il film descrive con ironia. Dalla mamma impegnatissima non far nulla, che passa le sue giornate dividendosi tra centri benessere, beneficienze mondane e un'irreale corso sulla gestione della "Tata", al padre assente, così assente che il suo viso viene inquadrato per la prima volta quando Annie entra nel suo ufficio e lo sorprend in atteggiamenti equivoci con una collega, passando per il piccolo Grayer, pargolo pstifero e dolcissino che avrebbe solo bisogno di un po' di normalità e attenzione da parte dei genitori.

La critica sociale è però abbastanza superficiale. La mamma di Annie è convinta che una carriera nel mondo della finanza renderanno la sua brillante figlia felice, regalandole denaro e liberandola dai turni di notte (è un'infermiera). Ma la nostra eroina scoprirà che i soldi non danno la felicità, anzi, a volte allontanano le persone e le rendono infelici. A volte creano famiglie disfunzionali i cui membri soffrono terribilmente, a volte per incapacità di comunicare, magari pur volendosi bene (la Sig.raX con Grayer), a volte per indifferenza totale (il Sig.X con la moglie e il figlio). Decide quindi di seguire il suo sogno, si iscrive al college che davvero vuole frequentare e si mette con il ragazzo che ama e che, tra l'altro, è ricco sfondato.Con un po' di malizia si potrebbe pensare che Annie si avvii a passi lunghi e ben distesi a diventare una nuova Sig.raX, laurea inutile senza sbocco professionale e marito ricco. Sulla famiglia X il passaggio della Tata ha avuto lo stesso effetto di una moderna Mary Poppins, che attraverso la sincerità e un po' di normalità (non più la disciplina come nel celebre film Disney), istaura una nuova armonia familiare, suggerendo alla Sig.raX il vero valore della famiglia.

Non sarebbero pecche gravissime se non fosse che questo film, qualche pretesa ce l'ha. Vuoi per i continui fuoricampo con riferimenti all'antropologia, in cui si cita spesso e volentieri Levi-Strauss o per la scelta della Johansson come protagonista, attrice giovanissima, il cui nome è già indissolubilmente legato a una certa tipologia di flm di qualità.

Ultima osservazione, i tre requisiti per le Tate dell'Upper East Side citati all'inizio del film sono: bianca, laureata e asessuata (un flirt è motivo di licenziamento). Però, a parte Annie, tutte le altre tate sono straniere che difficilmente hanno avuto modo di studiare nei paesi di origine.

GIUDIZIO: è una commedia ben presentata, abbastanza divertente e non noiosa, la cui pecca è quella di avere delle pretese che poi disattende. Poteva essere un 7 se si fosse presentata con maggiore semplicità, addirittura 7.5 perché aveva la possibilità di offrire alcune riflessioni originali. Invece prende 6, dal momento che l'aspetto di critica-satira è veramente debole.

venerdì 26 settembre 2008

Burn After Reading

Burn After Reading, in Italia tradotto in A Prova di Spia, è l'ultima fatica dei fratelli Coen. E' anche il capitolo conclusivo della trilogia dell'idiota, scaturita dalla collaborazione con George Clooney, che con loro ha già recitato in Fratello dove sei?, rivisitazione tragicomica del viaggio di Ulisse, e in Prima ti sposo, poi ti rovino, commedia rosa sarcastica e sconsolata, in tipico stile Coen.


La vicenda narrata ruota intorno a un CD che contiene le memorie di un ex-agente della CIA, Osbourne Cox. Smarrito in una palestra, le preziose informazioni finiscono nelle mani di due istruttori, i quali cercano di ricavarne dei soldi, ma finiscono in giochi più grandi di loro.
Il plot è quello di un tipico thriller, quei film ad alto tasso di adrenalina, che possono tradursi o in un filmaccio tv, oppure, in mano a un buon regista, in un prodotto solido, che incolla lo spettatore alla poltrona per un paio d'ore.
Nelle mani dei fratelli Coen invece i toni diventano quelli della commedia, grazie a una galleria di personaggi surreali, resi da interpreti straordinari (in questo colore gli spoiler).
[Qui mi si conceda una divagazione sul nostro cinema, ma sentitevi liberi di saltarla: gli attori americani sono dei giganti rispetto ai nostri. Sono versatili. I "grandi" attori del nostro cinema interpretano sempre la stessa parte, da Castellitto alla Buy a Silvio Orlando. Paragonate mentalmente la galleria di personaggi di Brad Pitt a quella di Orlando, che ha vinto la Coppa Volpi a Venezia 2008. Il primo ha interpretato il bel tenebroso in polpettoni romantici, il poliziotto e l'organizzatore di incontri di box clandestina, il matto, fino, con questo film, a un idiota da cinema demenziale. Tutti i ruoli del secondo si esauriscono in una tipologia umana: lo sfigato. Fine dello sfogo].
Passiamo in rassegna i personaggi principali (più o meno in ordine di apparizione).
  1. Osbourn Cox (John Malkovich), agante della CIA, grado di sicurezza tre (non altissimo), si licenzia all'inizio del film, perché è declassato dai sui superiori e decide, per ripicca di scrivere delle memorie che contengono tutte le informazioi riservate di cui è a conoscenza. E' un uomo squallido, d'aspetto e d'indole. Stronzo, spocchioso e indolende, nel finale si lascia andare a una collera cieca. ACCIDIA e IRA
  2. Katie Cox (Tilda Swinton), è la moglie di Malkovich e amante di Clooney. Superficialmente è una stronza (decide di mollare il marito non appena lui resta senza lavoro, per paura di doverlo mantenere, costringendo l'amante, di cui non è innamorata, a mettersi con lei), in realtà rappresenta la totale assenza di sentimenti. Non è un personaggio carico di odio o rabbia, non è portatrice di un'emotività negativa, ma di una totale a-emotività. E' un desterto di ghiaccio e l'interpretazione della Swinton, algida nel fisico e nello sguardo, è semplicemente sublime. AVARIZIA
  3. Harry Pfarrer (George Clooney), è un farfallone. E' sposato con una moglie apparentemente dolce, che scrive libri per bambini, ma che si rivelerà tanto stronza quanto la Swinton (bello il fatto che le due si descrivano con le stesse identiche parole: stronza spocchiosa) e ha un'amante fissa. Nei confronti di queste due donne è succube e dipendente. Ha poi diverse amanti occasinali, contattate attraverso un sito di appuntamenti, con le quali recita un copione collaudato e stereotipato, che sembra accontentare tutti. Di fatto è il personaggio con più rapporti interpersonali, ma non riesce a comunicare con nessuno, asservendosi alle personalità più forti di lui e mascherandosi davanti a quelle deboli. Si accontenta del sesso e di costruire giochi erotici da mostrare on orgoglio. LUSSURIA
  4. Linda Litzke (Frances McDormand) istruttrice della palestra sulla quarantina, deve reinventare sé stessa e lo vuole fare attraverso quattro interventi di chirurgia plastica (lifting, liposuzione a braccia, culo e pancia). Questo è quanto c'è da dire di lei. Questo è quello che vuole all'inizio del film, questo è quello che vuole alla fine del film. Quello che accade, e a lei succede di tutto non la cambia minimamente, è totalmente insensibile al mondo esterno, che non vede, se non quando le offre una possibilità per realizzare la sua ossessione e comunue non enra mai in empatia con esso. VANITA' e INVIDIA
  5. Chad Feldheimer (Brad Pitt) istruttore della palestra e amico della McDormand. E' stupido. E' talmente idiota da sembrare il personaggio di un film demenziale. Pitt è bravissimo, auto-ironico e divertentissimo. In un'intervista ha dichiarato: "Quando mi hanno chiamato per propormi la parte ho accettato immediatamente. Dopo aver letto la sceneggiatura, invece, non capivo più se dovessi sentirmi onorato o meno per la parte che mi avevano assegnato, un personal trainer con l'I-Pod sempre acceso, tracannatore di bibite energetiche e dall'intelligenza non proprio sopraffina." GOLA e STUPIDITA'
  6. Superiore della CIA (J. K. Simmons), un'altra rappresentazione dlla stupidità. Così
    come i personaggi coinvolti non cepiscono quel che succede, non la capiscono neanche loro. L'importante è insabbiare tutto e non si impara mai dai propri errori. E' una stupidità cieca, che guarda il resto del mondo dall'alto in basso e non si accorge di nulla. SUPERBIA.
L'universo descritto è articolato e ricalca il classico schema dei sette vizi capitali, con alcune variazioni sul tema nei personaggi dei due istruttori. Linda più che invidiosa è vanitosa, vorrebbè comunque per sé doti che non ha, pur non attribuendole a nessuno in particolare. Nel personaggio di Chad il riferimento alla gola è molto flebile, probabilmente attraverso la ricerca spasmodica di bibite energetiche. C'è però una certa similitudine tra il peccato di gola e la stupidità quasi scimmiesca che è la peculiarità di questo personaggio: il richiamo alla parte più primitiva dell'essere umano, gusto e olfatto sono i sensi più arcaici, la sua stupidità è assenza totale di logica e raziocinio e se l'uomo è un zoon politikon logov echontes - animale politico cotato di raziocinio -, come lo definisce Aristotele, Chad semplicemente, non è un uomo, è un animale bipede.

Quello descritto dai Coen è un universo di un pessimismo assoluto, a mio avviso molto più definitivo di quello che costituiva la poetica di Non è un paese per vecchi. Tutti i personaggi, racchiusi nei loro vizi e nelle loro miserie sono incapaci di istaurare un rapporto positivo con la realtà, o per mancanza di doti intellettuali o per mancanza di spessore emotivo (chi non è stupido è stronzo). L'unca eccezione è Ted (Richard Jenkins), direttore della palestra, ma non fa una bella fine... Non è proposta alcuna possibilità di riscatto.

GIUDIZIO: è un bel film, mediamente divertente, con scene esilaranti,e un retrogusto amaro ma che diventa, a mio avviso, un po' fiacco sul finale (desideravo finisse). L'interpretazione approfondita del film svela un pessimismo che non prevede alcun riscatto interno, sebbene una via di fuga possa essere trovata nelle dichiarazioni, più volte rilasciate dai registi, sul fatto che i loro film non vogliono dire niente più di quel che dicono in apparenza. Questa diventerebbe una commedia umana per il piacere del pubblico, una vetrina dei vizi della nostra società, che non si erge a critica completa della stessa. A meno che quelle dichiarezioni non siano un semplice sfoggio di falsa modestia.

giovedì 25 settembre 2008

MIKE E FIORELLO

Ecco la trascrizione, parola per parola, di uno degli sketch radiofonici più belli del duo Fiorello & Baldini, nella trasmissione Viva radio due, che ci ha fornito perle di comicità, non volgare, ma intelligente e raffinata, quali, Lo smemorato di Cologno, Art Attack e Camilleri, oltre, ovviamente a Mike Buongirno.

Registrazione di un puntata di Genius, concorrente un bambino anti-juventino...



PERSONAGGI
• Mike Buongiorno
Baldini (dallo studio)
Mario Bianchi
CARLO ANTONIO (IL BAMBINO ANTI-JUVENTINO)

TESTO
Amici ascoltatori scusate, sono raffreddato, cosa devo fare? Devo soffiarmi il naso… avete per caso un clinex?
Mike si soffia il naso, sentiamo anche questo.
… ma quanto mocciolo…
anche se non ci descriveva quello che c’era nel fazzoletto era meglio, insomma non era il massimo della…
Mike sei pronto?
Un attimo, santa pazienza, stavo facendo i controlli, bisogna sempre controllare quando uno va in bagno, quando si soffia il naso non si sa mai, ho ottant’anni!
È certo, può esserci di tutto…
allora? Cosa si fa?
Dobbiamo registrare una puntata di Genius, Mike.
Mario Bianchi, non fare l’altezzoso quando parli, non è che, perché adesso hai in mano quel cavolo di megafono ti permetti di darmi degli ordini… Forza, ho ottant’anni… ho cinquant’anni di te-le-vi-sio-ne, lo sai?
Sì, Mike.
Quando sono arrivato in Italia, non c’era nulla,non si sapeva niente, il terreno era tutto brullo!
Tabula rasa.
Forza, giri la ruota…
ogni tanto gli vengono in mente…
compra una vocale?
Vecchie reminescenze…
Mike, quando vuoi, noi siamo pronti
Brrrr,
…il rumore della ruota…
Allora vogliamo registrare? È da mezz’ora he dico cominciamo, forza e coraggio, vai!
[sigla]
Amici ascoltatori, ben venuti a una nuova puntata de Il Ristorante!, questo nuovo programma…
Mike! Scusa Mike, hai detto Il Ristorante!
Ho detto Ristorante?
Sì Mike.
È ma sei sicuro Mario Bianchi?
Sì, Mike.
Ti sembro Vissani, mi hai guardato bene? Vedi un cappello da chef? Cosa vedi? Cominciano già adesso a rompere gli zebedei… forza rifacciamo tutto…
[sigla]
Benvenuti amici ascoltatori a una nuova puntata, anzi, per l’esattezza alla prima puntata del dopo vacanze natalizie… Sono andato fuori testo eh? Com’era?
No, andava bene Mike, andiamo avanti…
Andiamo avanti, da dove riprendo?
Devi dire siamo a Genius.
È ma quello lo sanno tutti…
Meglio dirlo…
bisogna ricordarlo ogni qual volta?
Sì, Mike.
Ma che lavoro del… ma cosa bisogna fare, a ottant’anni, uno deve ripetere le cose alla gente, va bene, rifaccio, forza… A Ginius il campionato dei piccoli geni, amici ascoltatori, ed eccola qua la nostra piccola bestiola, allora come ti chiami?
IO MI CHIAMO CARLO ANTONIO!
Ehilà, wella peppa
WELLA PEPPA
Stai zitto, wella peppa lo dico io, hai capito? Forza, pelle rancida, stai fermo lì, escrescenza, fermo lì, forza! Ma chi me là mandato questo, Mario Bianchi, ma l’hai visto? Ha le gambe corte… è ma cos’è questo piccolo foruncolo? Forza! Roba da non credere… sei tutto un musto! Roba da matti! Mario, lo vedi per favore?
Sì, Mike
Roba da non credere, ha le gambe talmente corte che sembra un cingolato. Insomma, anche l’immagine ha una sua importanza in questo programma!
Va beh, ma poverino è soltanto un bambino…
Ha scuola quando scrivevi alla lavagna ti mettevano sotto una cassetta della frutta? Come facevano? Ma santa pazienza… andiamo avanti, forza e coraggio, froza, forza, froza..
FORZA E CORAGGIO!
Ripeti quello che dico io?!
SI’!
Guarda che faccia di tolla che ha! Mi guarda con quegli occhi strabici… non si capisce se guarda di qui, o guarda di lì! Mi gira la testa, mi vien la labirintite se lo guardo in faccia! Allora quanti ani hai?
IO NE HO DIECI, MA MENE DANNO TUTTI TREDICI!
Sicuramente ti danno tutti tredici anni fisicamente, ma non devi aprire bocca, altrimenti te ne danno subito quattro! Ma chi se ne frega se ti danno tredici anni, forza, io ti darei tredicimila mazzate! Sui denti, te li darei! Mario Bianchi, ma dove gli troviamo questi tranci di cernia? Allora? Al reparto surgelati dell’Ipercop di Pesaro? Forza, andiamo avanti. Per quale squadra tifi?
IO, IO TIFO PER IL TORO, PERO’ SONO SOPRATTUTTO ANTI-JUVENTINO. ECCO, LA JUVE MI FA SCHIFO! SCHIFO
Adesso dimmi che ti sta sulle scatole il cavaliere e che odi le telepromozioni e il giro è completo!
SI’, E’ VERO, ANCHE.
Ma lo sai per quale squadra tifo io?
NO
Io tifo per la Juve! La squadra più forte di tutto il globo terracqueo!
NON E’ MICA VERO. PER ESEMPIO, LA JUVE E’ STATA BATTUTA DALL’AMBURGO, NELLA FAMOSA PARTITA DI ATENE, DAL MILAN AI RIGORI NELLA FINALE DI COPPA DEI CAMPIONI E ANCHE QUEST’ANNO LA REGINA HA UMILIATO I BIANCO-NERI AL GRANILLO! ECCO!
Mi sa che si è arrabbiato…
Mike! Mike! Tutto a posto?
Mi sa di no! Mi sa che qui va a finire male…
Mandate qualcuno da Mike.
Va bene, allora devo proprio cominciare, dovevo cominciare prima a insultarlo, mi ha ricordao tutte le disgrazie juventine in tre secondi! E tu, caro babbeo, sei stato umiliato, ripetutamente, purtroppo, dalla natura, te lo devodire. Mario Bianchi, ma se lo colpisco con la trebbia, un minorenne, è reato?
Sì, Mike.
Allora visto che fai tanto il saputello, vediamo se rispondi correttamente alla domanda. Forza, vediamo un po’, vai con la musica, un po’ di suspance, …ma roba da matti, mi ha insultato la juve, non ci posso credere… allora, quale è stato il primo essere vivente ad andare nello spazio? Sai cos’è lo spazio, vero? Ti do tre op, opzioni: una cagnetta di nome Laika,
e qui è giusto
Yuri Gagarin
No, ci è andato dopo
o Yuri Chechi
…ma no… sentiamo cosa rispondei il bambino…
E’ STATO YURI CHECHI
Buona notte…
È ma io vedo scritta un’altra cosa, Mario Bianchi, però, se mi consenti, può essere mai che una cagna conquisti lo spazio e guidi un’astronave?
Sì, Mike.
È ma lo sanno tutti che le cagne non guidano mica! Ma mi spieghi come poteva comunicare con la base terrestre? Un abbaio voleva dire tutto bene, ma come funziona? E due, abbiamo un problema? E poi come l’avete convinta ad andare su, secondo te, Mario Bianchi, cos’hanno fatto? Hanno tirato un legnetto nello spazio… roba da pazzi! A me sembra più plausibile la risposta che ha dato questa stella nana, del resto Yuri Chechi è detto il signore degli anelli! Saturno, insomma… Ma questo Titano, l’avete visto in tivu in questi giorni, anche queste foto, hanno rotto le palle, non ne posso più di vedere questo paesaggio brullo. Dicono che è bellissimo, insomma. Ci sono 180°, sotto zero?
Sotto zero, Mike.
Sopra lo zero?
Sotto lo zero.
Si ghiaccerebbe anche la grappa!
Mike, mi dispiace, ma la risposta giuasta è la cagnetta Laika.
Roba da matti, una cagna nello spazio… Va beh, mi dispiace piccola scoria radioattiva, ma la risposta è sbagliata. E adesso, la publicità!
[sigla]
Finisce ora…
Ma dico io, signori ascoltatori, non possiamo mica andare avanti così! Ma come ti è saltato in mente di rispondere così, veramente! Se tu fossi stato sull’apollo 13 e avessi detto “Huston, abbiamo un problema”, ti avrebbero risposto “Meno male…” lo so, lo so, perché sei un cretino con licenza ministeriale, ecco, adesso te l’ho detto! Il tuo cervello è come Robinon Crusoe, te lo ricordi, abbandonato su un isola desrta, sicuramente. Hai fatto un frontale con la natura? Lasciatelo dire, sei proprio uno scienziato, hai scoperto la formula delle minchiate. Ecco adesso me lo lasciate dire, veramente, non mi fermo pù, sei un mistero, sei un bambino, e ma soffri di demenza senile. Te lo dico io hanno avvistato il tuo cervello sull’astro15 degli arrivi internazionali, lo sai, l’hanno visto lì, se lo sono dimenticati all’areopoto di Fiumicino, sta girando da tre giorni, ma nessuno lo prende, lo sai, roba da matti, sei una bottola, lasciatelo dire, qnd eri in placenta hai mai pensato di impiccarti col cordone ombelicale, eh, c’hai mai pensato? Scusate, sono cattivo, ma lo devo dire, te lo devo dire, sei un pustoloso e sbilenco, lo sai cosa vuol dire sbilenco, che non riesco a centrar lo sguardo su di te, essere insulso che non sei altro, veramente un toporagno, te lo devo dire sei più brutto di un rastrello, bruttissimo, mazzo di capelli di canapa che non sei altro…

martedì 23 settembre 2008

OZ-Toby x Chris [00_Prologue]

E' il primo dei miei post. Contiene la chiosa di Hill alla storia, la presentazione dei due personaggi che ne sono protagonisti e un riassunto delle vicende che hanno coinvolto Beecher prima dell'arrivo di Keller. Nella prima e nella seconda stagione le vicende i Beecher si sviluppano intorno al rapporto di odio con Vern Schillinger, prigioniero violento e sadico, leader della fratellanza ariana, le cui azioni continueranno a influenzare pesantemente tutta la vita di Beecher in carcere, compreso il rapporto con Keller.

Per gli altri post, visitate il mio canale OZ-Toby x Chris

OZ - Tobias Beecher e Christopher Keller

Sul mio canale di YouTube sto caricando l'intera story-line della relazione Beecher/Keller, del telefilm "OZ", prodotto e trasmesso dalla HBO un po' di anni orsono.

Per chi non conoscesse il telefilm si tratta di un prodotto di alta qualità dai contenuti molto duri, in uno stile tipico dell'emittente, che è stata artefice, negli anni '90 di una vera e propria rinascita dei telefilm. La "rivoluzione" è partita da telefilm come "Sex and the city", prodotti intelligenti e spregiudicati, in cui viene affrontata un ampia varietà di temi importanti e si sperimentano nuove strutture narrative che superino i tradizioneli confini tra sit-com e drama, creando telefilm dall'animo ibrido, in cui la serialità costituisce uno straordinaria ricchezza che permette di approfondire personaggi e situazioni, offrendo interpretazioni della realtà complesse.

Ma torniamo al nostro telefilm. Oz è ambientato in un carcere di massima sicurezza, in particolare nell'unità sperimentale di 'Em City, che sta per "città di smeraldo", quella del mago di Oz. E così come nel racconto è un'illusione: l'unità sperimentale il cui direttore Tim McManus cerca di recuperare i prigionieri e non solo di punirli si presenta bella, luminosa e pulita. C'è un vero e proprio contrasto visivo tra questa e l'unità B (unica unità tradizionale che compare nella serie). I prigionieri devono lavorare, hanno più libertà. Ma sotto questa bella facciata è un covo di violenza, gratuita o finalizzata alla gestione dei traffici criminali, soprattutto di droga. La redenzione è impossibile. Tutti saranno sempre e comunque prigionieri di qualcosa, o di sé stessi, o della vita che facevano e dell gang che hanno frequentato tutta la vita, delle proprie dipendenze, del ruolo loro affidato. L'unico personaggio che riesce a cambiare e non viene per questo ucciso è Ryan O'Reily, ma perde comunque tutto.
anche l'amore è rappresentato con desolazione. E' un sentimento estremo, travolgente e provato da persone senza freni inibitori è distruttivo, come qualsiasi altra pulsione o istinto che prenda forma a Oz. Le due storie d'amore principali sono quelle tra Tobias Beecher e Chritopher Keller e tra O'Reily e la Dottoressa Gloria Nathan. Entrambe portano con sé un corollario di morte e distruzione.

Nello specifico la story-line che potrete vedere è quella che coinvolge due prigionieri totalmente diversi. Inizia a metà della seconda stagione e continua per tutto il resto della serie, concludendosi, in modo tragico nell'ultima puntata della sesta stagione. Da un lato abbia Beecher, un avvocato che è stato condannato per aver investito una bambina ubriaca, mentre guidava ubriaco. Ha una personalità debole e incline alle dipendenze, ma è comunque uno dei pochi personaggi del telefilm (tra i carcerati) a cui lo spettatore può relazionarsi, ha un senso morale, conserva un'umanità, cosa che però non gli impedisce di fare atti terribili. La frase che meglio descrive la sua parabola la pronuncia lui stesso nell'episodio 9 della 4 stagione, parlando di sé a una produttrice televisia: - Non sono più l'uomo che ero. O forse sono l'uomo che sono sempre stato, ma non sapevo di essere.
Keller d'altro canto è un sociopatico, una persona per cui uccidere e stringere la mano a una persona è la stessa cosa. E' impressionante la facilità con cui commette atti di violenza, con cui gli accetta e con cui li fa sembrare accettabili. In realtà non sono mai gratuiti, ma ciò non toglie che uccidere sia sempre e comunque sbagliato nel mondo esterno. A Oz non è così e man mano si guarda il telefilm si entra nell'ottica. Ma Keller non è solo un pazzo, è un personaggio estremamente affascinante, che flirta con tutte/i, che si propone con la stessa facilità e non curanza con cui uccide.
I sentimenti che provano l'uno per l'altro sono sinceri, è amore. Ma l'amore che queste persone possono provare è distorto e dannoso. Beecher dipene da esso, così come prima dipendeva dall'alcool o dall'eroina. Keller vuole il suo amato, non vuole il suo bene, ma vuole lui. Costi quel che costi, anche la felicità del suo oggetto del desiderio (ha la maturità e l'altruismo di un bambino in età prescolare).

Giudizio complessivo: pessimista, ma potente.



lunedì 22 settembre 2008

I GIOVANI E I GRANDI

Oggi sono in vena di polemiche. L'argomento è il tipico tema da programma pseudo-giornalistico pomeridiano, da Itlaia sul Due per intenderci: perché i giovani sembrano arrancare, nel tentativo, spesso fallimentare di entrare nel mondo degli adulti?

Prima di cominciare ci tengo a sottolinere che i "giovani" costituiscono un mondo sfaccettato e variegato, esattamente al pari degli adulti. Un giorno, quando accadrà, sarò molto grata a chi mi spiegherà perché le differenze tra un operaio quarantenne e un medico quarantenne sono tali che nessuno parla degli "adulti" come una categoria, però nessuno si fa particolari problemi a considerare sostanzialmente identici un ventenne che lavora in fabbrica e uno studente universitario.

Detto questo, se bisogna fare un discorso generale è necessario generalizzare, estrapolare il concetto. Partiamo quindi dall'unica cosa che tutti i "giovani" hanno in comune: l'età. Tutti appartengono a una determinata fascia di età anagrafica, che si pone tra l'infanzia e l'età adulta, i cui confini sono oltretutto abbastanza indefiniti e tendono ad ampliarsi sempre più. La maggior parte ha la prospettiva di dovere, un giorno uscire dal limbo in cui si trova, fatto di libertà e non responsabilità. Hai dei soldi tuoi, di cui puoi disporre come meglio credi (sei libero), però non li guadagni, non ti mantieni (non hai responsabilità).

Il mondo degli adulti, d'altra parte, si mostra invece ostile e poco invitante.
L'ostilità è rappresentata magistralmente dalla grande figura allegorica che tutti noi abbiamo incontrato almeno una volta nella nostra carriera scolastica, il professore che fa l'amicone e poi te lo mette nel c**o, non per cattiveria, ma per assoluto disinteresse, derivato da una bassissima stima nei tuoi confronti. Il ragionamento alla base è più o meno questo: da giovane ero un cazzone, quindi anche tu lo sei. La vostra è stata la prima generazione di giovani ed è solo per questo che un minimo siete stati presi sul serio (quelli di voi che hanno deciso di fare i giovani), ma ora noi non abbiamo più la carta del mistero da giocare. Il costume, le mode e le abitudini cambiano, ma il fatto di essere ragazzini alle prime armi, è costituzionale nell'essere giovani, dipende dall'età, quando uno acquisisce esperienza, automaticamente non è più giovane, ma adulto. I vostri adulti questo non lo sapevano, voi sì. L'ostilità più difficile da combattere è la propria trasparenza.
Inoltre è poco invitante. Concretamente la nostra prospettiva per il futoro è da film dell'orrore. Studi e ti laurei, prima consegui un'inutile laurea breve, poi la specialistica. L'approccio con l'università tende a darti gli strumenti per affrontare complicate procedure burocratiche, districarti tra siti web in allestimento, che dopo poco diventano in riparazione, mille segreterie dislocate per la facoltà in modo tale da essere il più distante possibile l'una dall'altra, docenti che si fanno attendere come un amante offeso. Gli strumenti per la professione cui dovrebbero prepararti passano in secondo piano, totalmente.
Una volta sconfitta l'Università-matrigna (impresa che lascia sul campo molte vittime, la maggior parte dei quali sono in realtà suicidi) si apre una nuova battaglia: il lavoro. Potenzialmente senza fine, a meno che non ci mettiamo a fare quello che i nostri genitori non hanno fatto: proliferare come conigli, così quando saremo vecchi (ma non vecchissimi e con un piede nella tomba), ci saranno un sacco di "giovani" disposti a mantenerci... Però quano si fanno 'sti benedetti figli? Sicuramente bisogna aspettare la laurea, poi già che ci siamo aspettiamo di avere una situazione economica che possa almeno garantire un tetto sopra la testa sicuro e senza l'aiuto dei genitori, il posto fisso magari no, se no i figli si cominciano a fare dopo la menopausa...
Tutta la nostra vita ci si dipana davanti come una lunga corsa faticosissima, in cui ci sono due possibilità, ugualmente deprimenti. O si eccelle, lavorando come muli e rinunciando alla famiglia (soprattutto se si è donne). Potere contrattuale, soldi, bella vita tre ore a settimana (quelle che ti restano libere) e ulcera gastrica, nel migliore dei casi. O si sceglie la via della mediocrità, che oggi pare non permettere più una vita dignitosa (e per dignitosa intendo dignitosa, non lussuosa). Lo spettro è quello di essere sostituito in un batter d'occhio da persone più economiche, siano essi altri giovani (più giovani) o immigrati. Il posto fisso non è più attuale, non è più qualcosa cui dobbiamo aspirare,... peccato, perché era una bella cosa, soprattutto per tutte quelle persone che lavoravano per vivere, ma non vivevano per lavorare. Dava quella sicurezza, che ti permetteva di dedicarti anche ad altro.

Alla luce di questo, mi chiedo perché mai una persona sana di mente dovrebbe farsi in quattro per ottenere qualcosa, che è probabilmente peggio di quello che ha già? La risposta è ovvvia, perché è inevitabile, perché quello che abbiamo già non è imperituro, ma destinato ad esaurirsi. diventare grandi è ineluttabile, diventare adulti necessario. A volte però è una prospettiva deprimente.
Perdonateci quindi se non ci mettiamo troppo entusiasmo!

I 7 PILASTRI DELLA SCUOLA GELMINI

Commenti e perplessità sull'impostazione dell'ennesima riforma scolastica proposta dal ministro Gelmini sintetizzata in sette punti fondamentali. Fonte, Magazine n.36, 4 settembre 2008

1-TORNA IL VOTO IN CONDOTTA: idea non troppo originale, ma comunque non contestabile. Non tanto perché la scuola deve insegnare rispetto e buone maniere, ma perché è fondamentale imparare a rispettare codici e comportamenti appropriati per la situazione in cui ci si trova (salvo rare eccezioni, ma bisogna sapere che anche in questi casi se ne pagheranno le conseguenze).

2-ED. CIVICA E STOP RIEDIZIONI DEI LIBRI DI TESTO: molto bene.

3-ELEMENTARI: MAESTRO UNICO E GRAMBIULE: il maestro unico mi lascia parecchie perplessità, riassumibili in tre punti:
a) è rischioso, il maestro potrebbe non essere all'altezza (ovviamente può succedere anche con i tre maestri, ma la probabilità che questo comprometta l'intera formazione è molto più bassa). Inoltre non bisogna dimenticare che i bambini hanno esigenze diverse e una maggiore diversificazione permette di rispondere in modo adeguato a un numero maggiore di alunni;
b) le diverse materie si insegnano con metodi differenti, un maestro che insegna solo matematica tendenzialmente la insegnerà meglio di uno che insegna tutto. La tuttologia è incompatibile con l'approfondimento;
c) l'idea di avere davanti un corpo docente e non una maestra-chioccia è fondamentale come fattore che sottolinea la differenza tra i rapporti privati (famiglia e amici) e quelli pubblici (scuola e lavoro).
Sul grambiule (per altro non obbligatorio) non credo ci si nulla da discutere, mi sembra abbastanza inutile, ma sicuramente non è dannoso.

4-VOTI NUMERICI E REVISIONE VOTAZIONE ESAMI DI MATURITA': non vedo una differenza tra il voto numerico e il giudizio che viene espresso alle elementari e alle medie (cambia qualcosa se invece di ottimo ci sarà scritto 10 sulla pagella di un bimbo di 6 anni?).
Sull'esame di maturità invece non sono d'accordo. La revisione, secondo il ministro è necessaria affinchè il voto rispetti l'effettiva preparazione dello studente. L'obiettivo è nobilissimo. Purtroppo negli ultimi anni le modalità di valutazione sono cambiate frequentemente, ogni anno cambia qualcosa e i voti hanno pesi diversi. Inoltre è una mancanza di rispetto e verso gli insegnanti e verso gli studenti che ogni anno devono cambiare la preparazione per l'esame di stato (detto in modo molto volgare, ma efficace: ci siamo rotti i coglioni!).

5- VALUTAZIONE DI DOCENTI E ISTITUTI: è sicuramente necessaria, le modalità sono difficili e non ancora chiarite. Le ipotesi sentite in questi anni sono in gran parte poco soddisfacenti. I test di soddisfazione dell'utenza, oltre al problema della definizione di quest'ultima (studenti o genitori) sono falsati dal bias della votazione degli insegnanti sugli alunni. La valutazione sulla base dei risultati ottenuti dagli studenti può avvenire in due modi: i giudizzi ottenuti o certificazioni esterne. Il primo modo non offre garanzie contro la contraffazione (ho avuto professori che davano l'8 o il 9 politico!). Il secondo non tiene conto che il livello culturale cui arriva lo studente al termine della scuola è determinato non solo dall'insegnante, ma anche dalle capacità/motivazione dello studente stesso. Insegnanti di scuole considerate più difficili, a cui si iscrivono studenti in media più motivati, saranno più favoriti. Il rischio è che se questa valutazione si tradurrà poi in aumenti di stipendio, i bravi insegnanti andranno a insegnare ai bravi alievi e non a coloro che forse ne avrebbero più bisogno (a insegnare a uno intelligente e che studia sono capaci tutti).

6- BLOCCO ALLE ISCRIZIONI SCOLASTICHE PER I FIGLI DEI CLANDESTINI: è contro la dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, che sancisce il diritto all'istruzione come inalienabile. L'Italia l'ha liberamente sottoscritta e rettificata nel

7- RINNOVARE IL PARCO INSEGNANTE CON FIGURE POLIGLOTTE E APPASSINATE: e chi non vorrebbe insegnanti appassionati? Il ministro ha intenzione di individuarli attraverso un test psicoattitudinale, chiedendo loro quanto sei appassionato o cos'è per te l'insegnamento? Sicuramente l'idea di aumentare lo stipendio è buona, ma non farà lavorare di più chi già insegna. Contibuirà invece alla rivalutazione del mestiere di insegnante, cosicché vi aspireranno anche persone competenti e preparate, ma ambiziose, o che semplicemente vogliono che la loro fatica sia adeguatamente ricompensata sai sul piano economco sia su quello del riconoscimento sociale. Perché questo si verifichi sono necessarie due cose:
a) l'aumento deve essere sostenziale, (non di 50€, che potrebbero sembrare una presa per il culo);
b) tempo, almeno una generazione, perché è vero che molti insegnanti andranno in pensione, ma attualmente la professione di insegnante è tra le più mal viste, per cui difficilmente ci sarà abbondanza di giovani molto preparati, poliglotti e appassionati. Ci sono e andranno a fare qualcos'altro.

Giudizio complessivo: a parte alcuni punti ampiamente condivisibili, ma molto marginali (1 e 2), il grosso dell'intervento lascia perplessi. Sia nei contenuti (3 e 6) sia nelle modalità proposte per il raggiungimento degli obiettivi (5 e 7). Discorso a parte merita poi il punto 4, la maturità, o più correttamente, l'Esame di stato non è un'entità sacra e immutabile, soprattutto è migliorabile. Ma l'idea di un ulteriore cambiamento a un esame che negli ultimi -- anni (da quando sono stati introdotti i centesimi) è stato modificato - volte, genera un'irritazione profonda e generalizzata.