lunedì 19 gennaio 2009

GOMORRA



Il film Gomorra di Garrone è un'opera straordinaria, di una potenza e di una desolazione notevoli, uno di quei film che ti entrano dentro come un pugno, che mentri li guardi ti fanno male.
In molti l'hanno salutato come segno (assieme al Divo uscito nello stesso periodo), come un segno della rinascita del cinema italiano.
Apprezzato da pubblico e critica, ha ricevuto numerosi e importanti riconscimenti in vari festival, su tutti il gran premio della giuria a Canne.

Eppure oltreoceano i riconoscimenti ufficiali non ci sono stati, prima è sfuggito il premio come miglior film straniero ai Golden Globe, poi è stato escluso dalla rosa di film candidabili all'Oscar cone miglior film straniero.
E qua a casa nostra comincia il solito carosello, tra chi si scandalizza e chi si dichiara contento, perché film e libro non davano una buona immagine dell'Italia e degli Italiani (al grido di "Basta con questi film che dicon Italia=Mafia" e a cui verrebbe voglia di rispondere: 1- il film parla della Camorra, che è molto più frammentata e violenta della Mafia siciliana; 2- basta con il motto "la "mafia" non esiste").

Ma ci sarà un motivo per cui questo film negli States non è piaciuto così tanto?
Forse la risposta è banale. E' lo stesso motivo per cui un film sulle favelas brasiliane o sui ghetti neri americani suscita un'interesse scarsino qua da noi. Magari è anche ben fatto, magari è magistrale), ma se focalizza l'attenzione sull'analisi politico-sociale e tralascia le cosiddette tematiche universali, quell'analisi dei moti umani trasversale alle diverse culture, potrà essere apprezzato e compreso solo da coloro che per un motivo o per l'altro conoscono il problema.
Non credo che all'estero si percepisca esattamente cosa sia la criminalità organizzata nel Sud Italia (mafia, camorra, ...), il modo in cui infiltra il tessuto sociale e politico.
In parole povere, uno spettatore americano davanti al film di Garrone probabilmente pensa, bello, ma tutto sommato chi se ne frega...

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