Gian Antonio Stella firma un bell'articolo sul
Corriere della Sera, in cui fa un excursus storico sul problema dell'introduzione del concetto di merito nel mondo della scuola.
Il sistema arranca da tempi immemorabili, basti pensare che già nel 1901 H. Bolton King e Thomas Okey scrivevano nel loro libro
L'Italia di oggi "
Dal 1860 ci sono stati 33 ministri della Pubblica Istruzione, ciascuno desideroso di distinguersi rovesciando l' opera del predecessore. Il danaro è stato lesinato; e lo Stato e i Comuni, prodighi in ogni altra cosa, hanno fatta economia nel più fruttifero degl' investimenti nazionali".
Sempre come ricordato da Stella, l'unico vero tentativo di introdurre un criterio meritocratico (un "premio" in busta paga a un insegnante su cinque) è stato quello di Berlinguer, nel 2000, e scatenò un'insurrezione popolare paragonabile a quella che si sta osservando in questi giorni, allora la parte politica che cavalcava l'onda era la destra.
L'articolo è molto ineressante e lo trovate
qui.
L'unica cosa che stella non ha sottolineato a dovere, a mio avviso, è la differenza sostanziale tra la Riforma Berlinguer e il Decreto Gelmini (si tratta di un testo talmente limitato che non può e non deve essere chiamato riforma). Nel primo, l'ex-ministro dell'istruzione aveva dato un'idea organica di ristrutturazione del sistema scolastico e aveva trovato soldi da investire. Quello che stiamo vedendo oggi è semplicemente l'attuazione dei TAGLI decisi con la legge finanziaria, non cambia nulla se non il numero dei docenti, che non verranno ridotti in base al merito, ma semplicemente bloccando il turn-over. La classe insegnante non sarà migliore solo un po' più vecchia e ugualmente mal pagata.
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