domenica 23 novembre 2008

ENTRE LES MURS - LA CLASSE

"Laurent Cantet [...] torna ad un argomento che ci riguarda, più o meno direttamente, tutti: la scuola.
Grazie all'esperienza, tradotta in una sorta di diario di viaggio attraverso un anno scolastico, dell'insegnante François Bégaudeau il regista ci aiuta a riflettere su quanto l'equilibrio di una realtà classe (anche non border line)oggi possa rivelarsi estremamente precario.
Dopo un complesso training con i giovani attori presi questa volta non 'dalla strada' ma 'dalla scuola' e scegliendosi come protagonista il Bégaudeau reale, Cantet affronta con piglio da documentarista una realtà che studenti e docenti vivono in modo analogo non solo a Parigi o in Francia. Senza enfasi né retorica il docente e il regista ci mostrano quanto il ruolo di insegnante così come quello di studente siano oggi sempre più complessi e, in qualche misura, da provare a ricostruire dalle fondamenta."



Trailer

Bello, bello, bello!
Era da un po' che non uscivo così soddisfatta da un cinema. Era da una vita che non uscivo da una sala sentendomi "arricchita", con la voglia di commentare quanto visto, di ragionare sui temi presentati dalla pellicola.

La citazione soprastante (tratta da uno dei miei siti prefeiti che raccomando vivamente a tutti, MyMovies), descrive benissimo l'opera: il racconto di un anno scolastico in una scuola media parigina del XX arrondissement. Viene descritta solo la vita scolastica,le lezioni, i consigli di classe e i colloqui, di quel che succede fuori dalle mura dell'istituto non si sa nulla, o meglio si sà qualcosa, ma sempre in modo indiretto, per sentito dire. Quel che succede fuori non è mai mostrato, al più viene raccontato.

Ma veniamo ai motivi che mi hanno fatta innamorare del film.
Innanzittutto, è assolutamente europeo, lontano anni luce dalla retorica americana dell'insegnante-giovane-e-appassionato-che-arriva-in-una-scuola-di-periferia-e-tresforma-una-casse-di-delinquenti-in-un-gruppo-di-premi-plitzer. Qui c'è un bravo insegnante NORMALE, uno che è nella stessa scuola da quattro anni e da quattro anni cerca di insegnare, di instaurare un dialogo con ragazzini svegli, ma disinteressati, proveninti da substrati culturali e familiari profondamente eterogenei. Non ci sono eroi (né mostri), ma uomini di buona volontà, che si scontrano soprattutto con la pigrizia dei colleghi e la resistenza passiva degli adoloscenti.
Di particolare interesse è la rappresentazone dei ragazzi, schietta e sincera. Da un lato gli aspetti tipici dell'adolescenza, gli adolescenti (anche nelle scuole bene italiane) sono tipicamente strafottenti, in una fase di contrapposizione al mondo degli adulti, con cui possono anche dialogare, se opportunamente stimolati, ma sempre in modo teso. E' rappresentato quel limbo tra l'infanzia e l'età adulta, che in realtà è un vero inferno, a volte eccitante, ma comunque sempre terribile. Dall'altra i sono i probleme relativi alla situazione particolare della scuola considerata. La maggior parte degli studenti sono figli di immigrati, alcuni semrano venire da famiglie violente. A scuola si sta insieme, i ragazzi tendono a formare gruppi di provenienza omogenea, ma non è una regola fissa, la suddivisione non è rigida e le tensioni massime si hanno durante la Coppa d'Africa, per ragioni calcistiche.

Ci sono poi alcuni personaggi più approfonditi di altri, tra tutti i ragazzi spiccano Esmeralda e Soulayman. Quest'ultimo è il problema della classe, indisciplinato, non studia e risponde male, la sua è una parabola dicendente, che lo porterà all'espulsione. Il susseguirsi di eventi sfocia nell'atto disciplinare, è un meccanismo perverso (e molto reale), per cui le provocazioni dello studente generano sempre risposte non proporzionali, o insufficienti, oppure percepite dallo studente come eccessive e ingiuste. Il rapporto insegnante-alunno si guasta, tutto quello che dice o fa l'insegnante è considerato in mala fede e lo studente reagisce di conseguenza. L'espulsione è un atto estremo, è la scuola che si arrende, getta la spugna. Il professore non vorrebbe farlo, ma i suoi colleghi decidono per lui. E la domanda resta, se Soulayman non fosse stato espulso sarebbe cambiato qualcosa? In che modo sarebbe riusito a dialogare con il ragazzo?

Ma per una parabola discendente, ce ne sono molte altre in salita,alla fine è così anche nella vita vera, la maggior parte delle persone finisce la scuola ed impara qualcosa. Anche se questa scuola ha molti difetti, in alcuni casi addirittura non riesce a insegnare nulla, non riesce nemmeno a far capire agli studenti perché si trovano lì (è questa la scioccant confessione che una ragazza fa al professore nel finale del film, l'ultimo giorno di scuola).

In conclusione ifine, una nota di stile, è un film girato come se fosse un documentario, in cui recitano i protagonisti reali della storia raccontata. Non è un merito particolare, ma all'interno di un'opera riuscita, questi virtuosismi conferiscono al lavoro un ulteriore valore aggiunto.

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